Capitolo 1.4.1
Con l’inizio del XXI secolo i vigneti del Bardolino sono in larghissima parte rinnovati. Le cantine nella zona di produzione sono un centinaio: accanto a piccolissime realtà a conduzione familiare, che commercializzano poche migliaia di bottiglie, operano alcune fra le maggiori case vinicole italiane. La filiera produttiva è suddivisa in tre segmenti pressoché uguali: aziende agricole medio-piccole, cooperative e grandi imbottigliatori.
Dal 2002 al 2005 il territorio del Bardolino è al centro di un ampio progetto di zonazione viticola: vengono individuate più di sessanta diverse tipologie di suoli nell’area di produzione.
Capitolo 1.4.2
La tipicità torna a essere la chiave di volta del Bardolino. Nel 2011 il mensile britannico “Decanter” inserisce il Bardolino fra i dieci stili di vino da seguire con maggiore attenzione in Italia. Scrive Richard Baudains: “Il Bardolino sta tornando ai rossi succosi che sa fare meglio, tranne che oggi li sta facendo molto, molto meglio".
Le guide di settore incominciano a premiare alcune etichette di Bardolino. Nel 2012 “Vini d’Italia” del Gambero Rosso inizia ad assegnare i propri “tre bicchieri” al Bardolino. Lo stesso accade con Slow Wine, L’Espresso, Vinibuoni d’Italia.
Capitolo 1.4.3
Nel 2015 il Consorzio di tutela avvia il progetto “Bardolino Village” che mira a definire le caratteristiche zonali dei vini, sulla scorta delle aree già descritte da Giovanni Battista Perez a fine Ottocento e di fatto confermate dalla zonazione.
Capitolo 1.4.4